Carmine Galié & Sandro Ettorre

 

La contemporaneità la si esprime attraverso i pensiero e le azioni; la diversità attraverso il comportamento che si traduce nel riferimento dei messaggi: Si può essere diversi in tutto; nell’agire, nel pensare, nell’amare, nell’esprimersi.

 

L’espressione rimane la forma più autentica per esternare il proprio ego, ma anche l’origine valoriale dell’ispirazione. Certo, rimane difficile l’attribuzione delle capacità di interpretazione, che deve tenere conto delle diverse fattori, non ultimo l’origine della stessa “diversità”.

 

Il bene e il male si incontrano, si scontrano, convivono per dare origine a quella differenza che nasce sempre dal dolore, profondo, esistenziale, che ti lascia l’impronta in cambio di una esistenza altra.

 

Tra i segni della comunicazione, oltre alla parola parlata e scritta, c’è anche la musica e, in particolare, la pittura. La pittura nasce dall’incontro dell’uomo con il suo ego e, prima di appartenere al fruitore, appartiene all’universo intimo dell’autore. Non può esserci opera significante se non c’è ispirazione, profonda motivazione, trasposizione dei sentimenti attraverso i colori.

 

Se guardiamo questi colori siamo subito portati a pensare ad una ispirazione di sofferenza: Ma i colori hanno un loro preciso linguaggio. I colori parlano per la loro intensità; i disegni parlano per la loro anima; i burattini evidenziano quel romanticismo che vorrebbe l’autore lontano dal proprio luogo natio, in esilio, per essere lontani dal luogo comune che, purtroppo, ti avvinghia e ti prende nella morsa della costrizione alla sofferenza.

 

E’ stato detto che quando Ettorre dipinge “è per cominciare ad inventare”, per cui dopo l’ispirazione è necessario disporre delle sbarre di realtà che, purtroppo, non sono mai sufficienti perché occorre crearne sempre di altre.

 

Galié si crea spazi suoi, particolari, molto vicini alle sue sensazioni, alle sue sofferenze, ai suoi dolori che, in quanto persona sensibile, rimangono e appaiono più accentuati.

 

Si può vivere senza andare via?

 

Si può pensare senza tenere conto di ciò che ti circonda?

 

Si può andare in esilio rimanendo in patria e continuare ad amarla?

 

Sono i grandi interrogativi che Carmine Galiè e Sandro Ettorre si pongono quando considerano l’uomo nella sua pochezza globale.

 

C’è il mare spumeggiante e allegro dove saltellano e si tuffano i burattini d’uomo che passano dal refrigerio dell’acqua al buio che è sopra di loro e nel quale navigano alieni, che alieni non sono.

 

Nel tempo dell’alienazione tecnologica, domina la scienza della ragione. E’ un problema essenziale che Carmine Galiè e Sandro Ettorre pongono all’attenzione di tutti. Il tema della alienazione è anche rappresentato dalle lumache che, nella loro apparente immobilità, definiscono e caratterizzano un ambiente che è il proscenio della sofferenza.

 

Passa il treno, su fredde rotaie parallele, portando con sé l’amore, la vita, e lasciando il dolore struggente di un vuoto che difficilmente, seppure, potrà mai essere colmato.

 

Ma niente è colmabile a caso!

 

Allora Carmine e Sandro ritornano all’uomo, privato degli affetti e della considerazione, al bivio tra la vita e la non vita.

 

E’ più facile, molto più facile, scegliere la vita semplice e facile, come dimostrano quei burattini che camminano con la testa all’ingiù, indicando anche l’assenza dalla vita.

 

Scegliere la non vita significa entrare nella spiritualità dell’esistenza e ritrovare il bene che perduto non è mai stato.

 

Le colombe della pace possono riprendere il volo per unire la vita e la non vita, per generare quella preziosa diversità che rende l’uomo di poco al di sopra degli angeli e lo avvicina di molto a Dio.

 

L’arte qui è messaggio forte di un’anima che lancia il suo grido esistenziale di dolore, ma anche il suo messaggio di riconciliazione con la sofferenza per attestarsi a forza di coraggio e di vita.